SITUAZIONE ATTUALE
Nota Bene: i dati che seguono non sono ancora stati
ufficializzati, non sappiamo quindi quanto queste “promesse” siano reali né se
saranno realmente realizzate, non sappiamo neanche se – oltre alle intenzioni –
ci siano le autorizzazioni necessarie per gli adeguamenti strutturali previsti.
Non sappiamo ancora inoltre quale sarà il futuro lavorativo del personale
attualmente impiegato nella mensa di via Golgi. Insomma, la
chiusura della mensa continua ad essere un salto nel buio per tutta città
studi!
Unimi, Polimi e CIDiS si sono incontrati due volte con
l’assessore Rossoni, più altre due volte per riunioni tecniche con gente della
Regione. Mai con il comitato né con altri rappresentanti dell’utenza. In
sostanza, la Regione dice che il Politecnico può fare quello che vuole, non lo
penalizzerà sul fronte assegnazione dei fondi per il diritto allo studio e non
darà un centesimo alla Statale. C’è quindi un accordo di massima tra tutti e 3,
che però deve ancora essere ufficializzato da un comunicato della Regione che
sta tardando ad essere emesso. È un accordo che sostanzialmente fa in tutto e
per tutto il gioco del Politecnico.
Poli: come da
delibera del 24 novembre dovrebbe provvedere 100 posti in più alla casa dello
studente (in scantinato), 80 in via Bonardi (bar/tavola calda di ingegneria,
cioè scantinato) e x (180 forse) alla nuova tavola calda di via Golgi,
ampliamento del bar attuale. Parlando in mensa si favoleggia di isole pizza e
self-service, ma nessuno ha visto il progetto. Regalerà alla statale qualche
tavolo e attrezzatura varia della mensa di via Golgi e presterà due aule
ricavate dalla stessa per sostituire quelle perse in Clericetti, almeno finché
l’edificio non sarà demolito (fra tre anni pare). Ci sono poi le sbandierate
convenzioni coi bar.
Statale: le due aule del centro
universitario di Clericetti (ma altre voci dicono che invece sarà smantellata
la mediateca, dato che su è troppo piccolo) verranno usate per ricavare una
tavola calda da 200-250 posti (con convenzioni CIDiS), la sala dei professori
sarà sistemata, l’area della mensa liberata dal bar (à aumento di qualche
posto, 50?) e la cucina potenziata (tutto ciò dovrebbe essere operativo a
settembre e il costo, di 90.000 €, sarà coperto dal gestore in cambio
dell’aumento della durata dell’appalto di un anno). La terrazza della Balena
(l’edificio di fronte alla mensa, dall’altra parte di via Golgi) sarà chiusa
con una vetrata a e l’aula studio adiacente sarà attrezzata per essere usata
nelle ore di punta; i 200 posti circa ricavati saranno usati per una nuova
tavola calda (inizialmente solo tavola fredda, finché non ci si organizza
coll’attuale gestore del bar) [anche questo forse già da settembre]. Per il
personale ci saranno due convenzioni con le mense di IEO e CNR.
Il personale della mensa, fra tempi
parziali e altro, da 40 unità circa realmente impiegate è sceso a 33 e poi a 22
effettivi da contratto, e teoricamente sarà tutto riassorbito fra SeRist e
ampliamenti vari qua e là.
Sunto sul servizio
coi dati parziali di cui disponiamo
Contando 180 posti in più alla tavola calda di Golgi e 50
alla mensa di Clericetti, si arriva a:
–
360 posti in più del Poli, di cui SOLO 100 di mensa (ammesso
che nella casa dello studente ci sia una mensa e non una tavola calda, da
verificare);
–
450 posti in più della Statale, di cui solo i pochissimi
(credo non più di 50 ma da verificare) dell’ampliamento di Clericetti di mensa.
Totale:
meno 650 (giusto?) posti di mensa di via Golgi 20;
più 810 in totale, di cui solo 150 di mense (e 660 di tavole
calde);
differenza posti totale: + 160;
differenza posti di mensa: – 500.
Com’è che suona amaro?
PERCHE’ NON CI STA
BENE?
Innanzitutto, non ci fidiamo. Vogliamo vedere tutto nero su
bianco, c’è una mancanza di trasparenza inaccettabile da parte di tutti.
È inammissibile che si sia decisa la chiusura senza prima
avere già pronte le alternative (tutt’ora i progetti alternativi non sono ben
definiti!!!), è intollerabile che chiudano senza averle già operative. È
inaccettabile che ancora oggi noi non sappiamo dove andremo a mangiare e con
quali convenzioni, e che i lavoratori non sappiano cosa ne sarà del loro posto
di lavoro.
Detto questo, solleviamo i seguenti punti:
1)
Stando ai dati (ma già si vocifera che non ci sono i tempi o
le autorizzazioni per certi ampliamenti), i
posti totali di città studi vengono compensati ed anzi incrementati
(anche se non abbastanza, a giudicare dalle file e dalla gente che mangia in
posti a caso visibilmente a disagio), ammesso che non buttino giù via Golgi tra
3 anni con super tavola calda annessa. Su questo siamo d’accordo. Una prima
problematica è però che vengono sottratti altri spazi (aule studio per la
Statale, sala stampa attigua al bar in Bonardi per il Poli), questo in una
situazione di evidente carenza di spazi per gli studenti.
2)
Qualità degli spazi: gran parte dei posti compensati dal Poli
si trova in scantinati, e non sappiamo quanto gli spazi previsti siano adeguati
a contenere il numero di posti promessi da entrambi gli atenei (si rischia
l’effetto sardina, anche perché si finirebbe in spazi più piccoli dove più si
fa sentire il sovraffollamento). Senza contare che la struttura di via Golgi è
pensata proprio per essere una mensa: ampie vetrata per garantire un’ottima illuminazione
naturale, spazi ampi e pannelli fonoassorbenti sul soffitto, cucine vicino ai
posti a sedere. Insomma, a scapito di un sicuro problema di dispersione
termica, la qualità messa a disposizione dell’utenza è sicuramente difficile da
replicare, soprattutto in scantinati o edifici progettati per altri scopi. Uno
spazio così potrebbe inoltre diventare una risorsa per tutti anche in orari
diversi da quello di mensa (ad es. come aula studio o per l’organizzazione di
iniziative), e verrebbe così compensato lo spreco di utilizzare un edificio con
tanta dispersione termica solo per poche ore.
3)
Qualità dei pasti: una mensa è ben diversa da una tavola
calda, che serve pasti surgelati e panini. Dal punto di vista alimentare quindi
la riduzione di 500 unità dei posti mensa effettivi è un peggioramento
evidente. Inoltre se per una mensa si può fare un discorso di miglioramento
della qualità del cibo – e parlare anche di sostenibilità ambientale con una
mensa a km0 -, sono evidenti in tal senso i limiti di una tavola calda che
serve pasti preconfezionati.
4)
La mensa di via Golgi è una risorsa e un bene comune per tutta
città studi, l’utenza è composta da studenti e lavoratori di poli e statale,
nonché lavoratori della zona (centri pubblici e non). È garanzia di rispetto
del diritto allo studio per tutti – non solo gli studenti borsisti – perché
consente un pasto completo a prezzi calmierati. Vogliamo anche capire come
saranno le fasce e i buoni pasto, non è ancora del tutto chiaro. Non siamo
affatto sicuri che i prezzi non saliranno (tra l’altro alla mensa in Clericetti
è appena successo).
5)
Socialità: un posto così grande, dove è possibile mangiare con
calma senza l’effetto panino-e-via, permette l’incontro e lo scambio tra
studenti (e non) delle più disparate provenienze accademiche, fattore che
andrebbe perso frammentando il servizio in una miriade di posti inospitali e
desocializzanti. Il senso di collettività della comunità accademica nasce anche
da questi aspetti.
6)
Non siamo d’accordo col processo di disimpegno del pubblico
dal garantire i servizi essenziali, né con la concorrenza tra atenei (effetto
ovvio e deleterio della legge sull’autonomia finanziaria). Il diritto allo
studio è lo stesso per tutti gli studenti, Poli, Statale e Regione dovrebbero
accordarsi per un servizio comune realmente economico e di qualità, anziché
cercare di farsi le scarpe a vicenda. Obiettivo che sarebbe più facilmente
perseguibile oltretutto se si gestisse direttamente il servizio senza ricorrere
ad appalti ed esternalizzazioni, che aprono la porta a speculazioni, mancanza
di trasparenza e diminuzione dei diritti del personale. La chiusura della mensa
di via Golgi è un primo passo di un progressivo disimpegno, sarà infatti più
facile chiudere mano a mano locali più piccoli e demandare sempre più il
servizio alla ristorazione privata.
7)
È inaccettabile e non può diventare la norma il modo in cui
sono state prese le decisioni, ad ogni livello. Il Poli ha fatto il sondaggio
sull’utenza a luglio (quando di studenti ce n’è ben pochi) e ha deciso arbitrariamente
(con un voto di CdA) di chiudere senza coinvolgere nella decisione le parti
sociali che avrebbero subito la decisione: lavoratori, studenti dei due atenei
(utenza in generale), neanche l’università Statale e la Regione a quanto pare.
C’è stata anche una mancanza totale di trasparenza, perché nessuno
(inizialmente neanche le istituzioni) è stato informato di queste decisioni
fino a che è stato possibile. Questo deficit è stato una costante durante
questi mesi, con voci ufficiose che si rincorrevano senza che ci fosse una
presa di posizione pubblica e chiara. Ancora adesso non ci sono state
comunicazioni ufficiali su quanto succederà l’anno prossimo. È una logica che
non deve e non può passare. La trasparenza e la democrazia devono essere alla base
di ogni decisione, soprattutto quelle che riguardano i beni comuni e i servizi
gestiti da enti pubblici. Nella stessa direzione si sono mossi la Statale e la
Regione che (nonostante le richieste) non hanno mai interpellato le parti
sociali nel definire il futuro della ristorazione in Città Studi.
Concludendo: nessuno si permetta di dire che
l’”accordo” trovato ha il consenso delle parti sociali, visto che queste sono
state sistematicamente ignorate. Non ci fermiamo e continuiamo a chiedere:
1)
che sia ritirata subito la decisione di chiudere la
mensa di via Golgi;
2)
che un’eventuale ristrutturazione del servizio mensa di
città studi venga discussa in modo realmente democratico, e abbia come
obiettivo garantire il diritto allo studio degli studenti di entrambi gli
atenei, il diritto a un pasto completo decente ed economico per tutta la
comunità di Città Studi, il rispetto dei lavoratori impiegati nel servizio.
Comitato “Giù le mani dalla mensa”
http://giulemanidallamensa.noblogs.org
[
Qui il comunicato in formato doc]